Nel lessico giornalistico il termine inglese fact-checking in italiano significa “verifica dei fatti”, sta anche per verifica delle fonti, ed è in pratica il lavoro di accertamento degli avvenimenti citati e dei dati usati in un testo o in un discorso. Questa pratica si applica in particolare alle informazioni date dai politici e, anche come una sorta di autoverifica, alle notizie diffuse dai mezzi di comunicazione.
Questa prassi di accertare i fatti dopo che sono stati comunicati attraverso i canali media e social ha uno scopo preciso: mettere in evidenza errori, imprecisioni, menzogne, e il divario tra quanto annunciato e quanto poi effettivamente accaduto. Questa attività è condotta non solo da giornalisti professionisti, o da gruppi di studio, (in Italia per esempio un ottimo lavoro lo svolge il team di lavoce.info), ma anche da semplici cittadini.
Il fact-checking è importante per l’opinione pubblica perché non solo smaschera le bufale, e “le legioni di imbecilli” secondo la famosa battuta di Umberto Eco, ma anche perché ri stabilisce un criterio di verità, utilizza parametri oggettivi (numeri, elementi di contesto, cornici concettuali congrue), aiuta la pubblica opinione, a farsi un’idea più veridica su quanto sta accadendo nel mondo, e infine depura il mercato da furbetti più o meno professionisti della fuffa e della truffa.
Ci sono sempre stati i millantatori, ma con internet e social sono diventati ancora più pericolosi proprio perché possono raggiungere in un attimo audience di milioni di persone, le quali sono anche consumatori, clienti. Umberto Eco sempre nel corso di quella cerimonia honoris causa aveva voluto mettere in guardia sui pericoli di internet e dei social, affermò provocatoriamente che “se fosse già esistita la Rete, Hitler avrebbe fatto fatica a tenere nascosta l’esistenza di Auschwitz”.
Tornando al nostro specifico, il mercato del biometano e del bioGNL, all’interno dell’economia circolare, stiamo notando dal nostro osservatorio di addetti ai lavori, come ormai sia una consuetudine per grandissimi players ma anche per chi è in cerca di notorietà, annunciare la costruzione di un nuovo impianto ovviamente “green”, per la produzione di biometano, di bioLNG.
In alcuni casi si tratta di società quotate che diffondono informazioni che influiscono sul loro titolo e fin qui non c’è niente di illegittimo.
Ma se poi l’impianto non in questione non è neanche autorizzato, è in fase autorizzativa, allora il discorso cambia, e si chiama market manipulation perché si stanno dando informazioni distorte a beneficio del titolo (gioco tra l’altro che non sempre riesce).
In attesa di un lavoce.info sugli annunci di impianti a biometano in costruzione e produzione di bioGNL (che però non sia di un chilo al giorno eh?) vi chiediamo di esercitare un dubbio cartesiano su quanti le sparano grosse per far fessi shareholders e stakeholders.
Al mercato del biometano, come per tutti i mercati, fa bene la trasparenza, la chiarezza nei dati, e fanno bene gli operatori che lavorano e fanno gli impianti che costano una montagna di soldi e sudore. Che gli altri restino su Instagram con le foto dei grattacieli di Dubai.